Il giornalismo rivoluzionario
L’autentica esplosione di nuove testate seguita alla presa della Bastiglia diede vita a molti tipi diversi di giornali. Tra questi, oltre agli organi di stampa dedicati al dibattito delle idee e delle scelte politiche, anche veri e propri fogli di informazione, quotidiani o settimanali, finanziati in parte dalla pubblicità di libri. Camille Desmoulins fu probabilmente, tra i leader rivoluzionari, il più attento alla qualità giornalistica delle sue pubblicazioni e alla loro autonomia economica.
Embrioni di partito
Luoghi di dibattito, di mobilitazione, di organizzazione, i «club» prendevano il nome dai luoghi di riunione: spesso ex-conventi come quello dei Giacobini e quello dei Cordeliers. Furono, insieme con le fazioni parlamentari come la Gironda e la Montagna il terreno d’incubazione dei partiti moderni, anche per mezzo di una pubblicistica che, uscendo tutti i giorni o tre-quattro volte la settimana, poteva seguire gli eventi e i dibattiti con puntualità.
I sentimenti del “Père Duchesne”
Il papà Duchesne (o, secondo una grafia più moderna, Duchêne) prestò il titolo, e l’immagine di copertina, a una miriade di diversi giornali, in dura concorrenza tra loro, espressione di parti politiche differenti, ma accomunati da un linguaggio anche volgare e dalle durezza delle polemiche. Il più celebre fu quello di Hébert, leader dei sanculotti, decapitato nel 1794. Ma il titolo e la testata gli sarebbero sopravvissuti a lungo.