comunicati

Turkey: the challenge to Europe on human rights

english version below

Le vicende della Turchia hanno inevitabilmente fatto irruzione nelle attività estive della Fondazione con la forza di un evento incomprensibile, inatteso e angosciante.
Un evento che ci ha subito rimandato alle immagini già viste, alle esperienze già vissute negli anni ’70 in l’America Latina. Epurazioni, liste di proscrizione, scomparsa e incarcerazione di migliaia di persone. Violenze questa volta riprese in video, fatte circolare sui social media, a monito per la società turca, e per il mondo intero: con il Presidente Erdogan non si scherza.
Abbiamo voluto esprimere la nostra indignazione con un appello rivolto alle istituzioni europee, contro l’escalation di un regime che non perdona, e lo fa nel nome della democrazia. Lo abbiamo fatto non per metterci in concorrenza con le iniziative degli altri, casomai per ampliare la voce dello sdegno. In un’ottica di complementarietà abbiamo sviluppato il nostro testo, puntando ad adesioni di livello europeo, per chiedere alle istituzioni europee appunto l’azione immediata, oggi non più rimandabile.

Appello a

The Secretary General of the Council of Europe, Jeppe Tranholm-Mikkelsen
The President of the European Commission, Jean-Claude Juncker
The first Vice-President of the European Commission, Frans Timmermans
The High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, Federica Mogherini
The Commissioner on Trade, Cecilia Malström
The EU Commissioner on Migration, Home Affairs and Citizenship, Dimitris Avramopoulos The President of the European Parliament, Martin Schultz
The European Council President, Donald Tusk

Turchia: sfida all’Europa sui diritti

 

Vero o finto che sia stato il tentativo di colpo di Stato dei militari, il regime autoritario del presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo ha accolto come “un dono di Dio” e un’occasione per sbarazzarsi una volta per tutte di ogni opposizione, soprattutto quella civile e democratica, che in questi giorni viene aggredita, imprigionata, umiliata.

Con il pretesto, finora indimostrato, che i suoi oppositori siano complici del tentativo di colpo di stato, Erdogan ha deciso di portare a compimento la sua politica di annientamento di ogni dissenso, calpestando leggi interne e convenzioni internazionali sottoscritte dalla Repubblica turca, e trasformando la Turchia in un potente centro di destabilizzazione regionale.

A tutti i popoli, e specialmente a quello curdo, che stanno soffrendo il potere sopraffattorio e oppressivo di Erdogan va la nostra solidarietà attiva di persone che lottano affinché i diritti umani e i diritti dei popoli prevalgano sugli interessi politici ed economici dei poteri dominanti.

Nel recente convegno internazionale svoltosi a Roma il 4 e 5 luglio scorso, organizzato dalla Fondazione Lelio Basso, abbiamo denunciato la vergogna di cui si è macchiata l’Unione Europea quando ha accolto le condizioni del regime turco, finanziandolo e stipulando con Erdogan un “patto di morte” ai danni di persone disperate che fuggono dalla violenza della guerra e della fame, e che un’Europa egoista non riesce a distribuire tra i suoi paesi membri.

I fatti atroci di questi giorni confermano l’intollerabilità dell’autocrazia di Erdogan e l’assoluta inadeguatezza e ipocrisia delle prese di posizioni di facciata dei governanti europei quando si limitano a sollecitare cautela al governo turco, non mancando nel contempo di ricordarne la democratica elezione, così riducendo la democrazia a mera investitura, in violazione del patrimonio di diritti e di libertà proprio della civiltà europea, secondo cui non è democratica una società in cui non siano garantiti i diritti fondamentali.

Ogni colpo di stato militare, quale che sia l’intenzione degli autori, è inaccettabile. Ugualmente intollerabile tuttavia è una dittatura, per quanto fondata sul consenso della maggioranza, che calpesta i diritti elementari delle persone e delle minoranze, e ripudia lo stato di diritto. Con la destituzione di migliaia di magistrati e l’arresto di centinaia di giudici e procuratori – il più grave attacco all’indipendenza della magistratura realizzato in una società europea contemporanea – si distruggono non soltanto pilastri essenziali dello Stato di diritto, rappresentati dalla separazione dei poteri e dalla giurisdizione libera da condizionamenti del potere esecutivo, ma si mette a repentaglio la stessa possibilità che i diritti possano essere garantiti contro l’oppressione e l’abuso del potere.

Sulla società turca sta calando una soffocante cappa di oscurantismo e di oppressione: liste di proscrizione, epurazioni di massa, divieto del diritto di espatrio, compressione del pluralismo e sospensione di decine di migliaia di docenti e insegnanti, persecuzione di giornalisti, di avvocati e di rettori di università, arresti di massa, annichilimento della libertà di stampa, fabbricazione del sospetto, paura, torture.

La sfida per la comunità internazionale è reale. E per l’Europa, è arrivato il momento di decidere che cosa fare, per declinare veramente e con coerenza i tanto conclamati diritti. Il regime turco non può far parte dell’Europa, della sua cultura giuridica e pluralistica, non soltanto per la prospettata futura reintroduzione della pena di morte, ma per la già avvenuta continua violazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani e civili.

Chiediamo al Consiglio d’Europa e l’Unione Europea di non limitarsi più a manifestare critiche formali o generiche preoccupazioni. L’Unione europea deve, con urgenza,

  1. cancellare il vergognoso accordo stipulato con la Turchia in violazione diritti elementari delle popolazioni migranti, e delle stesse convenzioni che l’Europa si è data;
  2. interrompere ogni commercio finalizzato, anche indirettamente, al potenziamento bellico o tecnologico di sicurezza della Turchia, a cominciare dalla esportazione di armi;
  3. è infine indispensabile isolare il regime turco e, perciò, adottare con urgenza tutte le sanzioni e iniziative legittime, cominciando con il sospendere la Turchia da ogni partecipazione a istituzioni e organismi europei.

Soltanto se saranno presi sul serio le Convenzioni, i Trattati e le Carte dei diritti fondamentali contro ogni tentativo, manifesto od occulto, di mettere in discussione il patrimonio di diritti e libertà su cui sono fondati il Consiglio d’Europa e l’Unione europea, le Istituzioni del nostro continente saranno all’altezza della necessità imposta dalla tragedia in atto e riusciranno a riconquistare la fiducia e il consenso di persone e di popoli che ancora cercano nell’Europa il punto di riferimento per rivendicare e realizzare aree di libertà, di diritti e di giustizia.

Fondazione Lelio e Lisli Basso ISSOCO

Per aderire all’appello scrivere a: basso@fondazionebasso.it o nicolettadentico@fondazionebasso.it

Roma, 22 luglio 2016

Magistrats europèens pour la Démocratie et les Libertés (MEDEL)
Consiglio Italiano Movimento Europeo (CIME)
European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights (ELDH)
Democracia Global
Magistratura Democratica – Europa
Society for International Development (SID)
Transnational Institute (TNI)
Cattedra Altiero Spinelli (CUIA)
Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI)
Antigone
Fundación FIARE
Franz Fanon Foundation – Fondation Franz Fanon
Greenaccord
ARCI
Legambiente
Progetto Diritti Onlus
Unione Sportiva ACLI
Un Ponte Per
Rete Per la Pace
ManiTese
Pangea Onlus
Fondazione Culturale Responsabilità Etica (FCRE)
Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL)
Istituto Jacques Maritain
Solidarius Italia
Cisda-Coordinamento Italiano a Sostegno delle Donne Afghane onlus
Casa delle Donne di Milano
GIT (Gruppo Intervento Territoriale) Calabria di Banca Etica

per attestazione della veridicità delle sottoscrizioni
firmato: Elena Paciotti, Presidente della Fondazione Basso


An appeal to

The Secretary General of the Council of Europe, Jeppe Tranholm-Mikkelsen
The President of the European Commission, Jean-Claude Juncker
The first Vice-President of the European Commission, Frans Timmermans
The High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, Federica Mogherini
The Commissioner on Trade, Cecilia Malström
The EU Commissioner on Migration, Home Affairs and Citizenship, Dimitris Avramopoulos The President of the European Parliament, Martin Schultz
The European Council President, Donald Tusk

 

Turkey: the challenge to Europe on human rights

 

Whether the attempted military coup was real or staged, the authoritarian regime of the Turkish President Recep Tayyip Erdogan has welcomed it as “a gift from God” and, indeed, an opportunity for getting rid of all his opponents, including all forms of civic and democratic opposition, which these days are being systematically attacked, imprisoned, humiliated.

Under the pretext, so far unproven, that his opponents are accomplices in the attempted coup, Erdogan has resolved to put an end to any dissent in his country, trampling on both Turkish laws and those International Conventions to which the Republic of Turkey is a Party. By so doing, he has transformed Turkey into a powerful centre of regional destabilization.

Our active solidarity, as institutions and persons who struggle to ensure that human rights and the rights of peoples prevail over the political and economic interests of hegemonic powers, goes first and foremost to all the peoples, especially the Kurds, who have been suffering President Erdogan’s bullying and oppressive power.

In the recent international conference organized by the Fondazione Lelio e Lisli Basso to celebrate the 40th anniversary of the Universal Declaration of Peoples’ Rights, held in Rome on 4-5th July, we strongly denounced the shameful decision of the European Union to embark into a death pact with the Turkish regime against desperate people who migrate to escape the violence of war and hunger, and whom selfish Europe fails to allocate among its members.

The tragic events of these days confirm the intolerability of Erdogan’s autocracy and the absolute inadequacy and hypocrisy of the response of European leaders, when they merely urge the Turkish government “to act with caution”, while repeatedly recalling that it was democratically elected. By so doing, they reduce democracy to a mere investiture, in violation of the heritage of rights and freedoms that are part and parcel of European civilization. Based on this legacy, a society that does not guarantee fundamental rights is not democratic.

Every military coup, whatever the intention of its perpetrators, is unacceptable. But equally intolerable is a dictatorship, even when grounded on the consent of the majority, whose aim is to trample on the basic rights of individuals and minorities and to reject the rule of law. With the dismissal of thousands of magistrates and the arrest of hundreds of judges and prosecutors – the worst attack ever on the independence of the judiciary in a contemporary European society – not only the essential pillars of the rule of law, entrenched in the separation of powers and in a judiciary free from the conditioning of the executive, are being destroyed. Indeed, the very possibility of securing rights against any oppression and abuse of power is put at stake.

A suffocating pall of obscurantism and oppression is being cast on Turkish society: proscription lists, mass purges, the ban on travel abroad, the crush on pluralism and the suspension of tens of thousands of teachers, the prosecution of journalists, lawyers and university rectors. Mass arrests, the extinction of any freedom of the press. Finally, the manufacturing of suspicion and fear, the practice of torture.

The challenge to the international community is real. And for Europe, time has come to make up its mind about a real and coherent agenda on human rights, so frequently proclaimed. The Turkish regime cannot be part of Europe, of its legal and pluralistic culture, not only because of Erdogan’s proposed reintroduction of the death penalty, but for the continued and ongoing violations of fundamental freedoms and human and civil rights.

We ask the Council of Europe and the European Union not to just manifest formal criticisms or generic concerns. The European Union must, with a sense of urgency:

  1. cancel the shameful agreement stipulated with Turkey in violation of migrant peoples’ fundamental rights, and of the very Conventions that Europe has agreed to incorporate into its jurisprudence;
  2. suspend any trade aimed, albeit indirectly, to enhancing Turkey’s military and technological security system, starting with the export of weapon systems and light weapons;
  3. It is essential to isolate the Turkish regime and urgently adopt all legitimate sanctions and initiatives, starting with the suspension of Turkey from any participation in European institutions and bodies.

Only if European institutions do take the human rights conventions, treaties and charters seriously, against any manifest or hidden attempt to question the legacy of rights and freedoms forming the basis of the Council of Europe and the European Union, will they manage to re- conquer the trust and consent of those peoples and individuals who still seek in Europe a reference to demand and create spaces of freedom, human rights and justice.

Fondazione Lelio e Lisli Basso

Magistrats europèens pour la Démocratie et les Libertés (MEDEL)
Consiglio Italiano Movimento Europeo (CIME)
Magistratura Democratica – Europa
European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights (ELDH)
Democracia Global
Society for International Development (SID)
Transnational Institute (TNI)
Cattedra Altiero Spinelli (CUIA)
Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI)
Antigone
Fundación FIARE
Franz Fanon Foundation – Fondation Franz Fanon
Greenaccord
ARCI
Legambiente
Progetto Diritti Onlus
Unione Sportiva ACLI
Un Ponte Per
Rete Per la Pace
ManiTese
Pangea Onlus
Fondazione Culturale Responsabilità Etica (FCRE)
Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL)
Istituto Jacques Maritain
Solidarius Italia
Cisda-Coordinamento Italiano a Sostegno delle Donne Afghane onlus
Casa delle Donne di Milano
GIT (Gruppo Intervento Territoriale) Calabria di Banca Etica

 

As certification for the truthfulness of the subscriptions
Signed: Elena Paciotti, President, Fondazione Lelio e Lisli Basso

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