Per l’uguaglianza dei cittadini europei, per un’Unione Europea più democratica
PER L’UGUAGLIANZA DEI CITTADINI EUROPEI
PER UN’UNIONE EUROPEA PIU’ DEMOCRATICA
Perché l’Europa? Perché non va? Qualcosa da fare
“L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli” art.3.1 del Trattato sull’Unione europea
“…il dovere di eliminare le disuguaglianze sociali…Se questo non sarà fatto non ci sarà vera uguaglianza e quindi vera democrazia” intervista Rai di Lelio Basso
- L’Unione europea trae la sua origine dal Trattato del 1951 – che istituì la Comunità europea del carbone e dell’acciaio – voluto dai sei Paesi fondatori, fra cui l’Italia, per garantire una pace duratura in una regione del mondo dilaniata da secoli di guerre sanguinose. Questo risultato è stato conseguito all’interno della comunità europea ed è certamente il più prezioso.
L’Unione europea resta inoltre una realtà indispensabile per pensare al nostro futuro in un mondo globalizzato, in cui nessuno degli Stati europei è in grado di confrontarsi da solo con le grandi potenze (Stati Uniti, Cina, India, Russia) che si sfidano non soltanto sul piano commerciale. - Tuttavia l’Unione non è riuscita nell’ultimo decennio a mantenere la promessa di promuovere “il benessere dei suoi popoli” in modo adeguato e uniforme, come è risultato evidente nel corso della crisi economica che si è abbattuta sull’Europa dal 2008, essenzialmente per due ordini di ragioni:
a) L’impianto istituzionale, che vede il sistema di “governo” dell’Unione affidato prevalentemente, nelle materie più rilevanti – dalla politica economica alla politica estera, dall’immigrazione alla sicurezza – all’accordo unanime dei governi, anziché alle deliberazioni del Parlamento europeo e della maggioranza qualificata degli Stati membri. Sicché l’Unione europea è in grado di adempiere i compiti fissati dai Trattati e rispettarne i principi solo nei settori affidati alle decisioni delle sue istituzioni di tipo “federale” – il Parlamento, la Commissione, la Corte di giustizia, la Banca Centrale europea – mentre è sostanzialmente bloccata allorché le decisioni dipendono dal consenso di tutti i governi rappresentati nel Consiglio.
b) La predominante ideologia neoliberista di politica economica, che ha privilegiato la stabilità rispetto alla crescita, favorendo i Paesi più prosperi e forti, anziché attenuare le disuguaglianze prodotte dalla finanziarizzazione dell’economia mondiale: occorre una ridistribuzione delle risorse economiche, e quindi una ridistribuzione dei poteri. - Molti cambiamenti vanno urgentemente introdotti nelle politiche e nelle istituzioni dell’Unione: per individuarli, al fine di discuterne, condividerli e agire per perseguirli, occorre in primo luogo chiarire quali sono i valori e i principi cui si ispirano e le soluzioni che si sostengono. Tre sono i concetti di fondo ai quali si ispira questa nota:
a) La cittadinanza è costituita non solo dall’appartenenza ad una comunità politica, ma anche dall’insieme dei diritti e dei doveri di ogni cittadino: poiché siamo cittadini europei dobbiamo avere eguali diritti, non solo diritti politici (es. diritto di voto per il parlamento europeo), ma anche tutti gli altri diritti connessi alla natura e alle competenze della comunità europea cui apparteniamo.
b) Una unione di stati deve essere ispirata alla cooperazione non alla competizione e alla concorrenza fra gli stati che vi partecipano: va dunque ribaltata la concezione attuale, che non trova rispondenza nei principi espressi dai Trattati.
c) Una unione fra stati democratici, che esercita i poteri ad essa conferita dalle democrazie che la costituiscono, deve essere a sua volta fondata su un sistema istituzionale democratico[1]. - Le conseguenze da trarre da questi principi sono molteplici, guardando innanzi tutto a ciò che l’Unione ha promesso e non ha fatto.
Basta leggere l’art.3 dell’attuale Trattato sull’Unione europea, che indica gli obiettivi dell’Unione europea, per constatare[2] che, se è stata assicurata la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali e sono stati adottati provvedimenti per la prevenire e reprimere la criminalità, non altrettanto è stato fatto per quanto concerne i temi cruciali dell’asilo e dell’immigrazione, in violazione di ogni dovere di solidarietà[3]: una vergogna per i Paesi dell’Unione , che oltre tutto aumenta le disuguaglianze di fatto fra gli Stati membri e i cittadini europei.
L’Unione ha creato un unico mercato interno, mirando alla piena occupazione e al progresso sociale[4], ma ha continuato a permettere non solo il mantenimento di trattamenti differenziati dei lavoratori sul piano salariale, contributivo, fiscale, ma addirittura “paradisi fiscali” che comportano una concorrenza sleale fra i Paesi membri e i loro cittadini. - Fra i molti cambiamenti che vanno introdotti nell’Unione europea, due appaiono prioritari e decisivi:
a) L’unificazione dei diritti sociali, a cominciare dal diritto del lavoro nell’intera area del mercato interno, che assicuri una reale uguaglianza fra i lavoratori.
b) L’armonizzazione dei regimi fiscali riguardanti le imprese e i lavoratori per evitare il “dumping sociale” e alterare le condizioni della libera concorrenza nell’ambito del mercato interno. - In questo breve testo, che vuole costituire una semplice base per avviare un confronto attraverso una serie di seminari aperti, non vi è spazio per elencare le numerose altre proposte che possono, e devono, essere formulate per raggiungere gli obbiettivi sopra indicati al punto 4, e tanto meno per dettagliarle. Ci si limita qui soltanto a rinviare alle molte ricerche e discussioni che la Fondazione Basso ha promosso nel corso del tempo sui temi dell’integrazione europea, reperibili nel sito www.fondazionebasso.it [5].
- Un’ultima avvertenza: non si immagina che proposte radicali come quelle indicate al punto 5 possano essere introdotte da un giorno all’altro, ma molto si può fare, anche a quadro istituzionale invariato, per avvicinarsi ai risultati auspicati attraverso leggi europee e persino attraverso provvedimenti organizzativi: si pensi alla gestione comune a livello europeo dei flussi di immigrati stabiliti dai singoli Stati membri, proposta nel volume “Per una credibile politica europea dell’immigrazione e dell’asilo” di cui alla nota 5, o all’evoluzione del “Semestre europeo[6]” in “Semestre europeo sostenibile” proposta dal Rapporto della Commissione indipendente sull’Uguaglianza Sostenibile 2019-2024.
[1] Art.2 TUE: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.”
[2] Art.3 2. TUE “L’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima. “
[3] Trattato sul funzionamento dell’Unione, Capo 2, Politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo e all’immigrazione, Art.80 “Le politiche dell’Unione di cui al presente capo e la loro attuazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario…”
[4] Art.3.3 TUE “L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico.
L’Unione combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore.
Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. …”
[5] Ad esempio, si possono citare le pubblicazioni dell’ultimo anno: “Per una credibile politica europea dell’immigrazione e dell’asilo” (convegno 24 aprile 2018), “Verso un pilastro sociale europeo” (seminario 9 maggio 2018), “La cooperazione rafforzata per l’istituzione dell’ufficio del Procuratore europeo” (convegno internazionale 24-25 maggio 2018), “Trasformare l’Unione europea in una vera Area di Libertà, Sicurezza e Giustizia” (convegno internazionale 28 gennaio 2019). Va sottolineato che le violazioni dei diritti umani delle persone migranti sono state pubblicamente documentate e censurate nel corso delle sessioni del Tribunale permanente dei popoli svoltesi dal dicembre 2017 al novembre 2018 a Palermo, Parigi, Barcellona e Londra, mentre specifici seminari hanno analizzato le provenienze dei migranti, le ragioni che li spingono a partire, come viaggiano, guardando al retroterra e all’intreccio di cause che spingono persone e gruppi in difficoltà a lasciare i paesi di provenienza.
[6] Il semestre europeo è un ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri dell’UE per prevenire squilibri macroeconomici eccessivi.