MEMORIA E DESAPARICIÓN
Torino, 13 novembre 2008
PALAZZO DEI QUARTIERI MILITARI
Corso Valdocco 4/A TORINO
«Perché se non esistesse il passato, in quella particolare forma di esistenza che è il non esserlo già, non esisterebbe nemmeno il presente e al futuro mancherebbe la possibilità di proiettarsi. Senza l’assunzione/rifiuto del passato storico non vi è spazio per il futuro. Ogni tentativo di annullare il passato, di far scomparire le sue tracce, lascerà dietro di sé una terribile e leggera debolezza, comporterà l’assenza di prospettive, un continuo girare a vuoto intorno a un presente immemore, istantaneo, senza tempo, senza essere, senza la possibilità di capire il proprio divenire.» (Claudio Tognonato)
La Fondazione Lelio Basso – Sez. Internazionale, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Argentina in Roma e il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con CIE – Piemonte, Fondazione Nuto Revelli e Museo Diffuso della Resistenza, e con il contributo della Regione Piemonte ha il piacere di invitarLa al convegno “MEMORIA E DESAPARICIÓN”.
L’uomo per poter vivere ha bisogno di una propria memoria. Una società ha bisogno di una memoria condivisa. Ha bisogno di luoghi della memoria, date della memoria, simulacri.
Questo diviene indispensabile per vari motivi: la mente del”uomo è fragile, e dimentica facilmente, quindi per non dimenticare e perché queste atrocità non accadono mai più, sia per monito alle future generazioni, quelle che non subirono direttamente gli abusi della dittatura, ma che subiscono il danno di non avere un passato chiaro, ma anche di un futuro incerto, e che la memoria sia loro da insegnamento per essere vigili ai segnali di un possibile ritorno di governi che non abbiano come prima prerogativa la difesa dei diritti dell’uomo.
In assenza di giustizia, i giovani argentini si sono ribellati con forme non violente di condanna sociale cosiddette “escraches”, per rendere pubblici i nomi e gli indirizzi dei genocidi. Sono stati uno strumento di grande potere simbolico per approfondire la condanna sociale quando non era possibile effettuare i processi nel paese e per annullare le leggi dell’impunità, secondo il motto: “Se non c’è giustizia, c’è escrache”. Oggi l’escrache è un modo di accompagnare la ricerca di giustizia attraverso la via giudiziaria, perché giustizia e condanna sociale sono processi che si autoalimentano
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Gabriele Andreozzi
Ricercatore Fondazione Basso Sezione Internazionale
347-8690439