Agenda

7-III-2019, 17h00: “Lavoro e alienazione nei tempi (retro) moderni”

Fondazione Basso e Centro per la riforma dello Stato

Giovedì 7 marzo, 17.00 – Sala conferenze Fondazione Basso

Lavoro e alienazione nei tempi (retro) moderni

Fondazione Basso e Centro per la Riforma dello Stato presentano due libri della nuova collana Dissidenze di Jacabook:

“Tempi (retro) moderni: il lavoro nella fabbrica-rete” di Francesca Re David

“La grande alienazione: Narciso, Pigmalione, Prometeo e il tecno-capitalismo” di Lelio Demichelis.

Partecipano:

Francesca Re David, Lelio Demichelis, Laura Pennacchi, Claudia Pratelli, Giovanni Cannella, Dario Guarascio, Giulio De Petra.

La tecnologia e il neoliberalismo scompongono e individualizzano il lavoro, e l’individuo diviene sempre più narcisista, solipsista, isolato ma anche sempre più connesso e integrato nella rete; eteronomo anche se apparentemente autonomo.

Eliminare il sindacato era il sogno di Ford, di Taylor, di Taiichi Ohno, ed emarginare un sindacato (la FIOM) era stato l’obiettivo anche di Marchionne.

Questo sogno sembra realizzarsi oggi grazie alle tecnologie digitali.

La frantumazione crescente del lavoro – passando dalla catena di montaggio alla sharing/gig economy, a Uber e alla uberizzazione del lavoro, al lavoro autonomo e ai free-lance, all’auto-impenditorialità – resa possibile proprio dalle tecnologie digitali e dal determinismo che le accompagna, rende l’esistenza di un sindacato terribilmente più difficile.

Gli apparati tecnici sembrano espropriare non solo i lavoratori del loro lavoro (anche in quella che viene chiamata economia della conoscenza), quanto ciascuno della capacità e della possibilità di decidere liberamente e consapevolmente della propria vita, del proprio tempo, della conoscenza, tutto oggi venendo delegato ad algoritmi/macchine che imparano da sole. E questa delega alla tecnica non è forse la massima – e la peggiore – forma di alienazione?

La tecnica era un mezzo, usato dall’uomo per fare delle cose; oggi è divenuta – il suo accrescimento incessante e la connessione di tutti – il fine della vita, la forma di vita di miliardi di persone.

Ma se questa è la nuova condizione umana nell’epoca del neo liberalismo iper-tecnologico, cosa è cambiato e cosa cambierà ancora nel rapporto del sindacato con i lavoratori e del sindacato con le imprese?

E come può il sindacato rappresentare e organizzare questo tipo di lavoratori senza fabbrica fisica, senza un luogo fisico di lavoro?

Forse attraverso quella stessa rete/social che individualizza e separa e de-socializza?

Come tornare a governare consapevolmente e magari democraticamente i processi tecnici che tendono a sfuggirci di mano, procedendo quasi a nostra insaputa?

Come è possibile pensare criticamente alla tecnica?

Come è possibile ri-conoscere l’alienazione e contrastarla?

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